Ti vedo, zia…

Ed io ti vedo qui, zia, nella mia cucina, seduta nel posto che è il mio, ma che cedo sempre volentieri a te…
E ti vedo di mattina presto, mentre sorseggi il tuo caffè, tenendo la tazzina in quel tuo modo particolare, con la mano leggermente girata: vedo le tue dita un po’ ricurve, ma con le unghie sempre, rigorosamente smaltate.
Ti vedo avvolta nel tuo golfino di filo bianco con una maglietta immancabilmente rossa, il tuo colore preferito (come il mio), ti vedo sorridente, con quegli occhi buoni e pieni di vita, mentre hai il braccio appoggiato al tavolo e giochi con gli anelli, che sposti e sistemi, muovendo il medio e l’anulare in quel modo solo tuo…
Ti vedo mangiare con gusto, mentre dici che a Mondragone non avevi fame, ma che l’aria della Calabria ti stimola e ti piace gustare i tanti contorni e le tue olive schiacciate che non ti facevo mancare mai…
Ti vedo seduta con mamma sul divano a sonnecchiare, tra una chiacchierata e l’altra, tra una risposta e l’altra data guardando tutti insieme “Reazione a catena”.
Ti vedo, zia, mentre sei pronta sull’uscio di casa, con le tue casacche e gli occhiali da sole con la catenella pendente, perché ci siamo organizzate a fare un giro alla Conad a Maierato e ti sento mentre, allegra e gioiosa, mi prendi in giro, parlando con mamma e mi fai il verso: “Andiamo un minutino a Maierato e che ci vuole?”… raccontavi a tutti che dicevo sempre così… “Andiamo un minutino qui e un minutino lì…”
E ti vedo, zia, sul balcone, la sera, a fotografare i tramonti che dovevi dare ad Agata perché li ama molto… ed il tuo pensiero abbracciava sempre tutti…
Ti vedo, zia, e ti sento: sei in me, marcata a fuoco nel mio cuore, incastonata come un diamante prezioso. Sei con me e sarai con me per sempre perché l’amore non muore mai, l’amore non ha mai fine e ti copre e ti protegge per sempre, come una coperta calda in cui rifugiarti nei giorni di tempesta e stare al sicuro…
Vivrai in me per sempre, fino al mio ultimo respiro…
Vola libera, ora, e non smettere mai di accompagnarmi e di pregare per me.

La mia strada maestra

La mia mamma… quale dono più prezioso, quale tesoro più inestimabile, quale scrigno più sicuro…
Lei accoglie tutto di me, con infinito amore e profonda dolcezza, con comprensione sconfinata e con la leggerezza di una fata cerca di medicare il mio cuore troppo oppresso da non si sa che.
Lei ama tutto di me, soprattutto i miei difetti, le mie difficoltà, i miei limiti, cerca di adornarli per farmeli sentire meno pesanti, per far sentire me meno pesante e meno in colpa.
Non riesco ad immaginare la mia vita senza di lei, che senso avrebbe? Che direzione prenderebbe? È lei il mio timone fermo che mi impedisce di schiantarmi sugli scogli delle mie tante disperazioni quotidiane, è lei che ascolta le mie confidenze ed i miei sfoghi senza giudicarli mai, è lei che cerca in tutti i modi di darmi forza e coraggio, mentre arranco a fatica tra un dolore e l’altro…
Davvero lei è la personificazione di Dio nella mia vita… e proprio perché Dio non poteva essere ovunque in carne ed ossa che ha inventato le mamme ed io non smetterò mai di ringraziarlo per questo.
La mia mamma, la mia vita…

Buon viaggio…

“La sera, quando ti senti triste, chiedi a Gesù di farti appoggiare sul suo petto e addormentati con il battito del suo cuore”…
È con queste tue parole che voglio ricordarti, don Licinio, perché non sai quante volte le ho messe in pratica, in tante sere tristi, in cui mi sentivo persa ed angosciata e tutte le volte mi tornava in mente il momento in cui me le hai dette, il suono della tua voce, gli occhi dolci con cui mi guardavi mentre mi parlavi…
Mi mancheranno le tue telefonate, il tuo riconoscere al volo la mia voce quando ero io a chiamarti, la tua immensa gioia nel sentirmi… la gioia che percepivo e che mi trasmettevi anche a distanza di chilometri: perché non è la vicinanza che unisce, ma l’amore e tu ne hai seminato così tanto…
Sei stato per me una guida, un consigliere, un rifugio. Eri un sacerdote Santo ed ora gioisci al cospetto di Dio che ti ricompenserà per tutto ciò che hai seminato nel tuo passaggio in questa vita.
Ora non abbandonarmi, continua a guidarmi e a pregare per me…
Fai buon viaggio…

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Once upon a time

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C’era una volta una ragazza felice, serena, soddisfatta della sua vita, contenta del suo corpo, in pace con se stessa, in armonia con la sua famiglia…

spensierata no, spensierata non lo è mai stata…

Godeva di ciò che aveva, non aveva mai davvero conosciuto il dolore, sebbene fosse sempre stata molto sensibile ed empatica…

Camminava nel mondo, col suo futuro davanti che sempre aveva sognato e immaginato roseo: tutto scorreva in maniera tranquilla e il suo animo era tranquillo…

Poi, ad un tratto, questa ragazza si è ritrovata catapultata al 19 aprile del 1999…

Una data fatidica questa, una data che la segnerà per sempre, che cambierà definitivamente il corso della sua vita, che trasformerà per sempre ogni suo giorno, che deformerà per sempre il suo corpo e che stravolgerà la sua anima…

Una data indelebile, che non potrà mai scordare, così come non potrà mai scordare i giorni, le settimane, i mesi e gli anni a venire…

21 anni sono passati da allora ed è esattamente metà della mia vita: uno spartiacque senza precedenti…

È metà della mia vita che cammino in questo mondo senza di te, papà… Metà vita passata nel modo più bello e metà in cui tante sono state le difficoltà, tanti i dolori: fisici, spirituali, morali…

Tante le delusioni, tante le cose che sono andate esattamente all’opposto di come me le ero immaginate, troppi i dolori e triste quel mondo che prima era roseo e che quel 19 aprile di 21 anni fa ha gettato nel tunnel più nero…

Niente è stato più lo stesso per me da quando sei andato via… Niente…

Sai, papà, a volte mi chiedo se mi riconosceresti ancora, incontrandomi per strada, guardandomi negli occhi, sentendomi parlare…

Poco è rimasto della ragazza che hai lasciato…

Di certo, ho fatto del mio meglio per venire fuori da quella palude in cui ero sprofondata, ho fatto tanta strada, ho avuto anche tante soddisfazioni  e non posso dire che oggi la mia vita sia brutta: ho intorno tante persone che mi amano e che amo, ma mi porto dentro un vuoto che niente e nessuno potrà mai colmare…

Sai, papà, io ci provo, ogni giorno a renderti orgoglioso di me, ma sono così tanto fragile…

Non ero pronta, sai? Non ero pronta, 21 anni fa, ad affrontare tutto quello che mi sono trovata ad affrontare: non so neanch’io come sono sopravvissuta a quella tempesta; non so se ne sono mai veramente uscita…

So solo che, a volte, ho così tanti momenti di sconforto che mi annientano e proprio in quei momenti avrei tanto bisogno di averti accanto…

Ti cerco, ma tu non ci sei ed io mi vedo persa….

Non lo so se ne verrò mai fuori, ma spero solo di non averti deluso, perché meglio di così non potevo fare…

Mi manchi sempre come l’aria e mi mancherai fino al mio ultimo respiro…

Ciao papà: non smettere mai di starmi accanto e fammi sentire, di tanto in tanto, la tua presenza, ne ho profondamente bisogno…

Noi, nati ciechi

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Viviamo un periodo molto triste, oscuro e buio per l’intera umanità e proprio oggi, provvidenziale, arriva questo passo del Vangelo di Giovanni: il cieco nato.

Noi tutti, o Signore, siamo come lui: guardiamo e non vediamo. Guardiamo quello che ci accade attorno e non capiamo.

Funzionano solo i nostri occhi fisici, ma gli occhi della fede sono spenti, Signore, e non vediamo la luce, non la vediamo più!

Passa ancora in mezzo a noi, Signore, passa, chiamaci ancora, fa’ che possiamo avvicinarci ancora a te, ascoltare la tua voce.

Sputa ancora per terra, Signore, fallo anche oggi che la saliva è il maggior veicolo d contagio: tu sputa, o Signore, che ci raggiunga la tua saliva, che è linfa vitale per noi. Sputa, fai ancora del fango che, come nuova creazione, possa ridarci la vita!

Apri i nostri occhi, invia anche noi alla piscina di Siloe e fa’ che ascoltiamo il tuo comando, che, obbedendo, ritorniamo a vedere.

Fa’ che possiamo tornare a vedere la nostra miseria, la nostra piccolezza e fragilità, dopo un tempo in cui ci siamo sentiti invincibili, se non superiori a Dio: fa’ che ti riconosciamo, TUTTI, Signore del tempo e della storia e fa’ che con gli occhi della fede, possiamo finalmente vedere le grandi opere di Dio anche con i nostri occhi fisici!

Non piangere…

Non piangere.

Le sofferenze dell’ultimo tratto della mia vita sono, ormai, solo un’eco lontana…

Ora solco, libera, i mari e mi immergo in essi, esplorandone i fondali.

Riposo su quelle nuvole che ti sembrano panna montata e mi scaldo, dolcemente, al sole.

Faccio le capriole nel vento e mi confondo tra i colori dei fiori e l’eleganza delle farfalle.

Ti sfioro il viso sotto forma di pioggia e lo asciugo con una brezza leggera che sa di gelsomino…

Mi riconoscerai nella risata gioiosa di un bambino, nel profondo silenzio di un’alba e nel cielo variopinto di un tramonto di fine aprile.

Sono con te sempre, perché ho scelto come mia dimora un piccolo angolo del tuo cuore.

Buon Anno!

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Propositi per il nuovo anno?

Solo io non ne faccio mai?

Non mi piacciono, anche perché so che non li rispetterò e qualcuno, una volta, ha detto che “l’inferno è lastricato di buoni propositi”.

È per questo che ho pensato di scrivere ciò che mi ha insegnato l’anno passato, ma anche tutti gli altri anni passati.

Ho capito che ciò che devo fare è vivere con leggerezza (e non solo in termini di peso…); è importante affrontare un giorno per volta e un problema per volta; che non bisogna pensare troppo al futuro e non bisogna correre troppo; che è essenziale godere delle piccole cose che la vita ci regala, perché quasi sempre sono le più importanti e quelle che danno un senso a tutto:

– gli abbracci di Pietro, i suoi occhi buoni, la sua capacità di prendersi cura di me con un amore smisurato…

– i consigli di mamma, i suoi sorrisi, la sua forza, la sua pazienza, il suo coraggio, il suo saper accettare tutto, godendo di ogni piccola cosa, la sua serenità e il suo senso di pienezza…

– i messaggi pieni d’affetto di mio fratello, che sempre riescono a farmi scendere una lacrima che non so bene decifrare se sia di gioia o di sottile malinconia…

– la mia piccola nipotina Rita ed il suo modo unico di riempire di magia la nostra casa…

– i messaggi di zia Pina, che fanno parte della mia quotidianità e la rendono più solare…

Abbiamo così tante cose per essere felici, così tante ragioni per gioire!

Non ho buoni propositi per il nuovo anno, voglio solo avere occhi per vedere, orecchie per sentire  e cuore per percepire l’immenso amore che  mi circonda ogni giorno e per avvertire le necessità di chi incrocia il mio cammino per poter andare incontro a tutti e rendermi utile e sentirmi, così, parte di questo disegno meraviglioso che è la vita.

Buon 2019 a tutti!

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Oggi festeggiamo il nostro primo anno insieme: il nostro primo anniversario da marito e moglie…

È stato un anno molto intenso, un anno in cui non proprio tutto è andato come desideravo, come avevo sperato,come avevo immaginato… Ebbene sì, sono stata male, già dal primo giorno dopo il matrimonio, un maledetto virus che ci ha fatto saltare, momentaneamente, il viaggio di nozze… Poi, a gennaio, di nuovo male: tre ernie al disco, spuntate non si sa da dove, che mi hanno costretto a letto per un mese e mezzo e che hanno continuato a darmi fastidio anche nei mesi a seguire… Poi, ancora, di nuovo, ad agosto, altra brutta ricaduta, altro blocco a letto per più di un mese ed ora non sto ancora bene: ho ancora dolori e sono alle prese con terapie varie…

Sì, un po’ una sfiga!!!!

Eppure, nonostante tutto, questo anno mi ha insegnato tante cose, perché sempre dobbiamo trarre il meglio da tutto quello che ci succede, anche se non sono cose proprio piacevoli…

In questo periodo ho imparato e capito tante cose: ho capito il senso profondo dell’amore vero, quello che ti rimane accanto, senza cedere,  anche nei momenti più brutti e difficili. Ho conosciuto l’umiliazione di non essere autonoma e di dover dipendere da qualcuno anche solo per andare in bagno o per alzarmi dal letto o per cambiarmi, ma di contro, ho avuto accanto chi, con immensa pazienza, amore e dedizione mi ha riempito di coccole e attenzioni, non facendomi mai sentire in colpa o di troppo o un peso…

Pietro è stato per me Marito, padre, infermiere, autista, amico, sostegno, forza, coraggio e protezione… Per me che non ero più io in certi momenti in cui lo scoramento, il dolore fisico, la depressione, sembravano soffocarmi… Lui c’era e ribadiva sempre, sorridendo: “In salute e in malattia… Anche se io, finora, ho avuto solo la malattia”…

Abbiamo visto tanti medici, tanti macchinari, tante cure e macinato tanti chilometri, non certo per piacere, come io avrei voluto e desiderato…

Non abbiamo visto i medici che io avrei sognato di vedere, ma forse, a tutto c’è una spiegazione e, prima o poi, capirò il senso anche di tutto questo, ma solo quando ne sarò fuori…

Probabilmente, senza tutti questi ostacoli avrei dato per scontato molte cose, avrei fatto passare sottogamba un amore che si esprime e si comprende pienamente solo nel dolore…

Tutto sommato, io sono felice di questo anno, anche se mi auguro che quelli a venire siano migliori e me lo auguro soprattutto per il mio Pietro che si merita davvero di essere felice e di non essere oberato da preoccupazioni e impegni  legati al mio stato di salute…

Oggi è stata una bella giornata, ho ricevuto molti auguri da tanta gente che non mi aspettavo e sono felice perchè è fantastico percepire intorno a te l’amore, da qualunque parte esso arrivi, e per questo voglio ringraziare di cuore tutti coloro che mi sono stati vicini con affetto, da vicino, da lontano e dall’aldilà…

Io sono Abram

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Io sono Abram…

Abram era un pastore, ha esordito don Oreste, era un nomade che girovagava in cerca di pascoli sempre nuovi per il suo gregge: chissà quanto avrà camminato, chissà quante volte sarà stato scacciato in malo modo da altri pastori perché invadeva le loro terre, chissà quanto avrà penato e sofferto…

Ad un certo punto, nella sua vita, fa capolino Dio, che lo chiama, che lo invita, che lo invia….

Dove lo invia?

Lo chiama, lo invita a fare cosa?

Proprio lui, Abram…

Lo chiama a trasfigurarsi, ad essere guida delle nazioni, ad essere luce, a condurre il popolo nella terra promessa…

Io sono Abram oggi, Signore…

Io sono quel pastore errante, che è sempre alla ricerca di qualcosa, che cerca di condurre il suo gregge a nuovi pascoli, io sono quel nomade che non trova pace, né dimora, che viene scacciato, che viene evitato, che viene scansato anche dal “gregge”…

E tu mi inviti… Mi inviti a fare cosa?

A fidarmi di te, sempre!!!

Mi inviti ad andare tra la gente, ad uscire dalle mie sicurezze e comodità, mi inviti ad uscire dalla mia famiglia, dalla gente conosciuta, perché c’è altra gente, ci sono altri posti, altre mete che mi attendono e tu mi spingi a questo…

Non devo scoraggiarmi…

Oh, ma tu sai quanto è difficile!!! Sai quanto mi costa!!! Sai quanta buona volontà c’è dietro, quanta fatica, quanta sofferenza, quanta speranza, troppe volte delusa…

Tutto perso, tutto inutile, tutto trasformato in una grande, immensa delusione!!!!

Sì, Signore, tu lo sai cosa vuol dire, tu lo sai cosa significa non sentire più il terreno sotto i piedi, tu sai cosa si prova a sentirsi abbandonati, traditi, percossi… (Perché la percossa non è solo fisica)…

Beh, hai in mente altri lidi per me, una nuova trasfigurazione, perché se i tuoi messaggeri non sono accolti, devono solo fare una cosa, girare le spalle e andar via, scuotendo persino la polvere dai loro piedi!!!

Non è facile, Signore, ma scelgo oggi, ancora una volta, di fidarmi di te, pur nella passione, perché tu ci insegni che senza passione non ci può essere risurrezione.

Auguri, Deborath!

I Have A Dream

Sorellina virtuale, domani è il tuo giorno. Domani coronerai il tuo sogno d’amore: tu e Pietro sarete moglie e marito. Voglio farvi i più sinceri auguri con questa antica benedizione celtica

“Possa la strada venirvi incontro
possa il vento sospingervi dolcemente
Possa il mare lambire la vostra terra
e il cielo coprirvi di benedizioni.
Possa il sole illuminare il vostro volto
e la pioggia scendere lieve sul vostro campo.
Possa Iddio tenervi sul palmo della Sua mano
fino al vostro prossimo incontro
Possa la sua leggerezza largamente benedirvi”

e con un fotomontaggio un po’ “pezzotto” che spero ti dimostri tutto il mio affetto.

deborathio

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